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martedì 27 gennaio 2015

Libertà

Ci sono così tante cose da dire che non so mai da dove cominciare. Oggi ci sarebbero così tante storie, avventure e disavventure da raccontare che potrei scrivere un libro solo con quello che è successo in queste poche ore! Ma voglio parlare di altro, non di oggi, non delle tante cose che mi legano a questa famiglia, non di me come au pair, ma di me che sono arrivata qui con tante domande e dubbi e a poco a poco riempio una valigia di idee, scelte e motivazioni.
Quando sono partita non mi aspettavo nulla o meglio, non mi aspettavo tutto questo. Ero serena sì, speravo di finire in un bel posto con una buona famiglia e di trovarmi bene, ma non avevo molte pretese. Pur di stare lontana dalla vita che avevo condotto fino a quel giorno, mi andava bene tutto. Era il mio periodo in libertà, il mio periodo sabbatico ma che non volevo gettare, mi serviva solo staccare una vecchia spina e attaccarne una nuova, che potesse alimentare quello che doveva ancora arrivare.
L'idea era di provare a stare sola, di vivere la mia esperienza all'estero, di migliorare la lingua e di capire se ero pronta per il grande passo: andare via. Ma andare via per davvero, non per fare l'esperienza e poi tornare a casa. Di quelle non saprei che farmene e detto molto onestamente non arrivo nemmeno a concepirle. Perché quando parti con l'idea di cambiare vita, di iniziarne per lo meno una nuova, in un'altra città o in un altro paese addirittura, posso capire anche che vada tutto male, che le cose non accadano come speravi etc, ma poi come si fa tornare indietro? Io non ci riuscirei. Io mi cercherei ancora un nuovo inizio e poi un altro ancora ad oltranza, ma dopo esperienze forti, esperienze di vita vera, non si può tornare indietro. Io sono qui da poco meno di tre mesi e ho cambiato e capito così tante cose che già da adesso non ci metterei più piede nella vecchia vita. Perché adattarmi di nuovo a stare male mi uccide. A costo di finire a fare la barbona, ma indietro non ci torno. E poi io sono così positiva che potrei persino amare la vita da barbona!
Ma insomma, considerando l'idea che barbona non ci divento - almeno non per i prossimi mesi - sono un paio di giorni che sto ponderando l'idea di rimanere. Non di rimanere come au pair, questa esperienza a finire deve finire, ma di provare a rimanere qui, nel Midland. Magari prendere una stanza in affitto, cercarmi un lavoro, provare la vera vita da immigrata. Perché fino ad ora ho avuto modo di vedere questo paese da turista, diciamo così, con solo vantaggi, ma credo che prima di andare via dovrei provare a capire se questo è un possibile posto in cui potrei tornare. Perché se non fosse chiaro, in ballo c'è l'idea di salpare ancora, alla volta di un nuovo paese, anzi, questa volta sarà un nuovo continente. Ma prima avevo poco e niente da perdere ed il salto l'ho fatto con tanto di rincorsa, adesso, invece, prima di andare via, vorrei avere qualcosa da ritrovare...
E quindi niente, oggi ho realizzato che a poco servirà scendere in Italia a Febbraio per definire bene i prossimi passi, io una cosa l'ho già decisa: stop alla vita come au pair.
Non che mi trovi male, anzi, io non potrei mai dire una cosa simile! Semplicemente finiti i miei sei mesi qui ho bisogno di nuovi stimoli e ho bisogno di provare tutto prima della grande partenza.

Credo di avervi detto in pratica più o meno tutto quello che mi passa per la testa in questi giorni, dall'idea di chiudere come au pair qui alla voglia di provare comunque a restare in Inghilterra al progetto di cambiare continente.
Sono una ragazza piena di sorprese, di voglia di vivere e sempre alla ricerca di continui stimoli.
La vita è troppo bella per non fare quello che vogliamo. E non esiste nulla che non possiamo raggiungere o fare o dire. Prima lo imparerete prima sarete liberi, da voi stessi.

sabato 17 gennaio 2015

Family

Sabato mattina, sembrava una giornata serena, il sole che faceva capolino alle 8.32, la calma, il silenzio.. Scendo a fare colazione, non trovo nessuno in giro per casa. Sono paradisiacamente contenta, adoro la calma, la tranquillità, specie quando sono off non vorrei nessuno attorno, vorrei godermi la mia pace. Apro il frigo, il mio latte di soya light mi sorride, ci diamo il buongiorno, ci inchiniamo al signor microonde e lui entra a farsi caldo per ben due minuti mentre io tosto le mie due fette di pane e tiro fuori dal frigo il burro e dalla dispensa la mia Nutella, amica dei weekend che non si sa come mai tutti schifano in questa casa ma oggi il barattolo l'ho trovato semivuoto. E devo essere sincera, mi ha fatto pensare che per come sono poco igienici magari la MIA Nutella l'hanno mangiata dal barattolo stesso, poveri miserabili, magari anche con le mani. Ma ho chiuso un occhio, anzi entrambi, ho sbadigliato ed ho iniziato a preparare la mia colazione. Il latte era pronto, ci verso tre cucchiaini di polvere di "cioccolata" calda e inizio a miscelare con il cucchiaino, quando sento dei rumori alle mie spalle che mi avvertono "la pace è finita". Credevo, anzi speravo, fosse il piccolo Timothy, così gli avrei detto "morning" e finiva lì, lui ad idolatrarmi con gli occhi e io a fare colazione. E invece era la principessa di casa con la sua regina. Mamma e figlia arrivano in cucina, la mia piccola Calimera in pigiama è la bimba più sexy del pianeta e ti viene da ridere come un ebete solo nel vederla spalancare gli occhi, sorridere mostrandoti i suoi due miseri piccoli bianchi dentini e sentirle dire parole e termini indefiniti tipo "da-da-mo-mu". Era il suo buongiorno, poteva andare bene, ma poi stende le sue mani ed eccola finire tra le mie braccia. Ho la schiena spezzata. Vuole sempre e solo stare in braccio a me ed ormai inizia a pesare, tanto, troppo per me. Ma potevo non regalarle un abbraccio? Potevo non beccarmi un morso e una leccata di guancia?
Finiamo a preparare ognuno le sue colazioni e si sveglia anche Tim così adesso ci siamo proprio tutti e addio calma e pace. Ma siamo una famiglia ormai e anche quando vuoi i tuoi momenti e la tua pace, sai apprezzare la loro presenza, fatta anche di urla e pianti e Peppa pig. Finiamo insieme io e la mia piccola sorellina Jeje, io saluto e sto per salire in camera mia quando mi ricordo di aver dimenticato sul divano, da ieri, il disegno del mio piccolo ometto. 
A scuola ha disegnato su di un foglio la sua faccia, enorme, marrone, perché lui è brown ricordatelo sempre e non black (e qui entra come sempre la mia storia londinese. Era sera, blackout a Londra, va via la luce a casa, io sono nel corridoio a metà tra il bagno e la mia cameretta, si apre la porta e sento la sua voce. Ringrazio il cielo che avesse gli occhi aperti, due fari bianchi tra le tenebre, perché per la paura quando ha chiuso gli occhi io non lo vedevo più e ridendo e scherzando gli ho detto di tenere gli occhi aperti perché tanto la luce tornava presto, non avevo il coraggio di dirgli che se chiudeva gli occhi non lo vedevo mica!), con su scritto il suo nome, ma basta voltare il foglio e dietro c'è la sua dedica per tutta la sua famiglia: my mum, my daddy, my babysitter and my baby sister. Commossa. Io sono entrata nel suo cuore e per lui sono casa, sono famiglia anche io. Da bambino com'è ha fatto un disegno di tutti noi. Il padre rilegato in un angolo - giustamente, non c'è mai - la mamma, io al centro alta e fluttuante come angelo divino e la piccola sorellina con tanto di treccine. Io ieri mi sono sentita così fortunata e così in famiglia. 'Sti bambini ci sanno proprio fare. Sanno come farti commuovere e come comunicare. Mi sono commossa, i disegni di un bimbo sono specchio dei suoi pensieri  e sapere che per lui io faccio parte della famiglia, be' mi da conferma che ormai io qui sono a casa.

Sarà proprio dura andare via ...

mercoledì 14 gennaio 2015

Questione di gambe

Quando penso a come sta cambiando la mia vita in questi ultimi mesi ho il mal di testa. Questa storia della ruota che gira per tutti è proprio vera e io alle volte ho le vertigini.
Nella vita nessuno ti regala niente, quanto è vero. Ma è vero pure che se hai tanta forza di volontà e credi veramente in quello che fai, alla fine riesci. E così oggi sorrido se penso alle giornate intere passate dietro al botteghino della Multisala, chiusa in una gabbia come un animale, a discutere sul costo dei biglietti con il cliente di turno, a sorridere ai bambini, a ringraziare e ad augurare buna visione, ogni giorno. Sorrido se penso ad un'Ilaria che piange per il troppo stress chiusa in camera, costretta a passare i suoi giorni liberi o le ferie a studiare, a preparare esami che poi nella vita non servono a molto. Mi commuovo se penso a quella ragazza che voleva fare cento cose ma che poi si ritrovava a stringere i denti, respirare e ripetersi che non era il momento. Pensare a me stessa, che odiavo il natale perché era un giorno di lavoro come gli altri. Che non sapevo cosa volesse dire andare in vacanza perché non c'era la possibilità. Che non poteva spendere e spandere quella ragazza perché lo stipendio, misero com'era, serviva per pagare le rette dell'accademia e poi le tele e poi i libri e le medicine e i vestiti e questo e quello. Quell'Ilaria che nonostante tutto ci credeva che la vita le avrebbe ripagato ogni cosa, quella ragazza che tolte le spese metteva tutto da parte perché l'obiettivo era andare via e salvarsi oggi si guarda allo specchio e si dice grazie da sola. Devo ringraziarmi per non essermi arresa, per essere stata testarda ed ambiziosa e per aver capito che era il momento di salpare.
Oggi, dopo 75 giorni all'estero, io posso dire di essere sulla buona strada. E non importa se cambio pannolini, se passo 12 ore al giorno a guardare Peppa pig o a fingere di essere un dottore. Non importa se la mattina mi sveglio alle 7 per preparare la colazione. Non conta se sono solo una semplice au pair, io oggi sono felice. Ilaria oggi può spendere tutto quello che guadagna perché non ha da mantenersi. Ilaria può permettersi di andare in vacanza a Pasqua perché non ha da lavorare 40 ore in una settimana per Checco Zalone e il suo stupido film che fa aumentare il costo della benzina. Adesso, che so perché sono qui e so dove vorrei essere tra un anno, io non mi fermo più.
Una volta che ti alzi da solo e sai stare su con le tue stesse gambe, imparerai a camminare e a poco a poco vorrai saper correre e correrai, lo farai per davvero e allora le tue gambe saranno forti e tu non potrai più stare fermo. E ringrazierai di aver avuto la testa sulle spalle. Ringrazierai di esserti fatto una pizza di meno e avere un jeans in meno ma ora puoi viaggiare senza chiedere niente a nessuno. Che poi, nella vita, non tutti abbiamo qualcuno a cui chiedere. Io, ad esempio, se non mi fossi alzata da sola, sarei ancora a piangere a casa attaccata alla gonnella di mamma che poverina fa due lavori e a stento riesce a mettere il piatto a tavola.
Con questo articolo di libero sfogo vorrei poter dire al mondo intero che di ragazze e ragazzi come me ne è pieno il mondo ma che molti non sanno di essere così forti e così in gamba da poter cambiare se stessi e la propria vita, in meglio.
Io oggi sono qui in Inghilterra a fantasticare sull'Australia, chiusa in una camera così calda ed accogliente che anche se fuori ci sono 6 gradi io qui sono a mezze maniche e anche se ho fatto 12 ore di "lavoro" vado a letto con il sorriso e con la voglia di attendere il domani che sicuramente sarà unico ed irripetibile e migliore di oggi.

Ragazzi e ragazze di tutto il mondo, fissatevi degli obiettivi nella vita, abbiate uno scopo, abbiate un grande sogno e liberatelo, cercate la vostra strada e seguitela, alzatevi sulle vostre gambe e correte! Perché se non imparate a farlo da soli, sappiate che al mondo non esiste alcuna persona in grado di potervelo insegnare..

venerdì 9 gennaio 2015

Casa dolce, dolcissima casa!

Erano giorni che volevo scrivere, ma tornati a casa, tornati alla "normalità" avevo cento cose da fare e mai un minuto per mettermi al pc e scrivere. Bene, oggi forse riesco a buttare giù qualcosa.
Siamo a casa, siamo rientrati sabato, il primo sabato dell'anno. Inutile sottolineare la mia gioia nel recuperare la mia aria calma e pulita, il freddo micidiale che ti entra nelle ossa, ma la casa grande, calma, calda, la mia enorme cameretta con il mio bel lettone matrimoniale, il mio bagno, i miei spazi, le mie cose.. Home sweet home! Finalmente a casa! E così, con la mia nuova mentalità e con la testa ancora in vacanza, abbiamo ripreso la solita vecchia routine. Mi fa ridere dire vecchia perché sono qui solo da pochi mesi, ma ormai mi sembra di esserci nata, mi sembra proprio di essere a casa. l'imbarazzo iniziale, le timidezze, le paure, i dubbi,.. tutto finito. Adesso mi muovo come se fosse sempre stata casa mia. A febbraio che tornerò in Italia per una settimana, chissà se mi renderò conto che casa mia è quella lì. Oggi riflettevo sulla domanda che mi è stata fatta da Raffaele Ralfo nella sua intervista per il suo canale YouTube: cosa ti manca dell'Italia? Lo sconvolse sentirmi dire niente. E devo ammettere che anche oggi risponderei la stessa cosa. A me non manca proprio nulla del mio paese. Forse perché da sempre avrei voluto andare via, forse perché non ero felice nel fare la vita che non volevo, forse perché qui mi sono innamorata di tutto, forse tante cose, ma anche oggi direi che non c'è nulla che mi manchi, a cui pensi e per cui valga la pena di provare nostalgia. Anche se qui esiste il tavolo ma non lo usiamo e mangiamo a terra come cani o dove capita, divani e letti inclusi. Anche se il sole esiste ma è tipo un effetto 3D perché lo vedi, si muove anche, ma non lo avverti, si gela proprio e se sei in un film 3D non può che essere Frozen. Anche se non mangio più le orecchiette e la frutta ha la scadenza, come i pomodori, che però messi fuori dal frigo sono sempre perfetti, tondi e rossi, disegnati da Giotto. Nonostante non esista il bidè, nonostante tutto venga cotto al microonde, persino il latte per la colazione, anche se non puoi disegnare sui soldi perché c'è l'immagine della regina o non puoi dire le bad word in casa o non puoi permetterti di bere acqua in bottiglia perché si va di tea o mango juice o qualsiasi altro juice e anche se per cuocere la pasta non si aspetta che l'acqua bolla ma la si getta insieme e si aspetta un tempo indefinito e non si guarda mai la scadenza dei prodotti e si ha la dispensa con alimenti scaduti quando avevo vent'anni, be' nonostante tutte queste assurdità e cose che ormai per me sono normali ma che di normale non hanno nulla, come cambiare il pannolino alla bimba sulla moquette o stendere i vestiti alle porte, io qui sto bene, mi sento bene e per la prima volta non ho tutta l'ansia, lo stress e i problemi che ti gonfiano la testa e gli occhi in Italia. Perché se esiste un popolo che non conosce problemi è quello inglese. Per loro la vita è leggera, non soffrono lo stress e sono sempre sereni, calmi e in ordine. Ovviamente, dalle mie parti, dove gli inglesi puoi incontrarli ancora e non in quel di Londra dove di inglese è rimasta solo la Regina!

Lol

sabato 3 gennaio 2015

London: too many people!

E così stasera mi trovo a scrivere di te, chiusa in camera, sul letto di una stanza che non è la mia, sotto le coperte, a fare un mini reso di questi giorni insieme, dove tu sei stata la mia città, cara Londra. Quando non ti conoscevo ti sognavo, credevo che la mia vita, un giorno, poteva essere qui, con te, nella city, io tu e la regina, col nostro tea, con il freddo e con l'ora sempre esatta. Arrivò il giorno in cui chiusi le valigie e scelsi dove andare: Inghilterra. Scelta ovvia, amavo questa nazione da quando l'ho scoperta, amo l'inglese, amo la cultura anglosassone e tutte quelle cose inutili come il maglioncino di natale con le lucine vere che si accendono e spengono a ritmo di musichette improponibili o peggio il frontino con tanto di corna di renna da sfoggiare nel periodo di natale, amo il freddo e poi, volevo vederti. E alla fine ci sono riuscita. Il nostro primo incontro, lo ricorderai bene, fu toccata e fuga e il feeling non scattò, anzi. Così sono ritornata qui da te, con la voglia di ricredermi e di rivalutarti, ma due settimane non sono bastate per apprezzarti come da sempre avrei invece creduto di poter fare. Londra mia, ad essere bella sei bella, non posso negarlo, sarei blasfema, ma cacchio, signora mia, sei troppo! Troppo grande, troppi mezzi solo per fare mezza passeggiata, troppo cara, troppi negozi, troppa gente, troppi turisti, troppi italiani, troppi maleducati, troppo alcool, troppo freddo senza neve, troppe luci, troppo traffico, troppi rumori, troppe regole, troppi divieti, troppo questo troppo quello, tu sei troppo.
Io non amo le grandi città perché non amo il traffico, non amo il caos, non amo la gente. E qui c'è troppo di tutto questo. La cosa che più ho detestato, la cosa che mi ha portato a capire che sei bella se vista in cartolina e che magari ti apprezzerò in un'altra vita è stata la gente. Troppa. Tanta, troppa gente. Per lo più turisti, la peggio specie. Spagnoli che drinkano a destra e sinistra. Italiani che in Italia si lamentano della crisi e qui spendono e spandono negli stessi identici negozi che abbiamo anche a casa nostra. Giapponesi che fanno foto a tutto, persino ai piccioni che cagano. Bambini che urlano e sono tanti, troppi. Troppi carrozzini. Troppi ineducati con cento buste e borse che ti travolgono e non si voltano nemmeno per chiederti scusa. Sono davvero delusa. Londra bella non mi piaci. Non mi piacciono i tuoi ritmi, il tuo caos, i tuoi tempi. Non mi piace svegliarmi alle nove per poter incontrare le mie amiche a mezzogiorno. Non mi piace dover pagare una sterlina e cinquanta solo per fare due fermate col bus. Non mi piace pagare la pizza più economica 12 sterline. Non mi piace che arrivo qui e non trovo gli inglesi ma i miei connazionali. Non ho nulla contro la mia gente, ma sono in Inghilterra, sono nella capitale, perchè in giro si parla solo italiano? Perché la tipa del pub è di Cerignola e quello del McDonald's è di Andria e non ho trovato invece la ragazza di Londra e il ragazzo di York? Ma che problemi hai? E perché non hai le birre senza glutine nei locali ma hai il fish end chips per vegetariani fatto senza fish? Sei strana Londra, sei davvero strana. Hai le volpi in città e pochi scoiattoli e quelli che ci sono sono obesi perché i turisti gli ingozzano di cibo. Ho visto piccioni grandi come polli per tutto il cibo che mangiano. Ho visto i gabbiani in piazza e tu manco hai il mare. ma davvero, cosa è successo? Cosa mi sono persa?
Sono stati giorni meravigliosi perché ho incontrato gente, fatto nuove amicizie, ho rivisto il mio amico Jacopo, ho avuto la fortuna di non incontrare la pioggia quando sono uscita ma nemmeno la neve quando la cercavo. La famiglia che ci ha ospitato mi ha fatto conoscere il tuo cibo, british food, ho apprezzato le copertine nei pub e ristoranti greci, ma torno a dirlo: non sei la città che mi aspettavo, non sei la Londra che fa per me.
Felice, mi secca dirlo ancora, di poter finalmente tornare a casa! Domani, a quest'ora, sarà pure che avrò meno tre gradi, sarà pure che non ci sarà la Regina, sarà che non potrò più parlare italiano, ma sarò in una città che mi ha davvero emozionato e della quale, per ora, sono perdutamente innamorata. Non me ne vogliano i fans della city, anzi, siate felici, la lascio a voi, io ho la mia Birmingham, con il suo accento improponibile, con il suo freddo, senza metro, ma semplice, educata e senza stress.


Take Care!