Oggi è un giorno
buono, uno di quei giorni dove ti siedi sul balcone di tua mamma e c’è il sole.
Sei a mezze maniche e aspetti quel leggero venticello di mezzodì che porta
anche via il sole dal balcone. E lo sposta sul tuo di balcone, dall’altro lato
della casa. Ma tu su quel balcone non ci vai mai. Preferisci il balcone di
mamma. Con le piante, i vasi, il sole solo la mattina, il cestello che mamma ha
costruito per calare le cose da su a giù e viceversa, come si faceva un tempo.
Ma non lo facciamo mai. Facciamo le scale ogni volta che serve qualcosa o anche
peggio, mi lanci le chiavi dal balcone? E sbam. Ti piovono le chiavi in testa.
Quando avresti potuto usare quel cestello che ormai è lì sul balcone solo a
prender pioggia e polvere e sole. E poi c’è il barattolo vuoto della Nutella,
lì nell’angolino del balcone di mamma. Dentro tutte le cicche di sigarette fumate.
Tutte raccolte nel barattolo della Nutella. Cara Ferrero, questo fanno i tuoi
barattoli a casa mia. La mamma li ricicla per farci un raccoglitore di cicche
di sigarette.
E poi ci sono le
due cassette di plastica che un tempo erano piene di bottiglie, sai le
bottiglie di vetro? Sai che vengono tutte raccolte in una grande, come dire,
cassetta di plastica? Le cascitelle si chiamano qui. Ebbene, ce ne sono due sul
balcone della mia mamma. Le ha riciclate, anche queste, per farci delle sedie,
degli sgabelletti direi, su cui sedersi. E ti siedi e guardi la strada sotto o
la scuola di fronte, o leggi un libro o ti racconti i segreti e le storie di
vita come facciamo io e la mamma. O fumi la tua sigaretta, come fa la mamma la
sera prima di andare a letto. E oggi sono seduta io su uno di questi magici
sgabelletti riciclati. La cascitella che un tempo era verde bottiglia e che ora
è verde insabbiato è la mia sedia. Ed ho il pc sulle gambe. E scrivo. Scrivo di
questo balcone, con il barattolo Nutella accanto a me pieno di cicche di sigarette,
di mozziconi spenti, e con il cestello con dentro la sua corda.
I ragazzi della
scuola media Alfieri seguono distratti la lezione di una professoressa che
gesticola. Mamma mia e se non gesticola! Tutto un muoversi di mani e braccia. Non
so, magari parla di Geografia. E dice a questi ragazzi dell’Asia o dell’Australia
o magari insegna arte e parla di Picasso o di Caravaggio. Non lo sapremo mai. Perchè
le finestre della scuola sono chiuse.
Gli alberi si
muovono con il venticello dolce che ha portato via il sole dall’altro lato del
palazzo in cui siamo.
E io sono sempre
qui che scrivo, con il mio pc sulle gambe, la mia maschera all’argilla sul
viso, la pianta di rosmarino di fronte a me, i vasi con i fiori, e le piantine
di mio fratello dall’altro lato.
Nella mia famiglia
o sei artista o sei pollice verde. La mia mamma può fare entrambe le cose, può
essere artista con le sue invenzioni e le sue cascitelle e la sua arte del
riciclo e può essere anche pollice verde, con il suo rosmarino e le sue rose e
le piantine che salva; io sono l’artista e mio fratello invece cura le piante. Noi facciamo una cosa a testa.
E niente, questa
è la mia famiglia. E oggi ne parlo su questo balcone. Senza più il sole, ma con
il venticello dolce che mi dice che siamo arrivati a mezzogiorno.