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lunedì 31 dicembre 2018

Quando una stella muore

Anche quest'anno siamo arrivati alla fine. Per quanto mi riguarda, meno male anche!

Sui social ci sono valanghe di post e foto di gente che ha avuto un anno fantastic - leggete fantastic alla francese direi, suona meglio eh? - e sono certa che se attivassi l'opzione "social media" anche il mio sembrerebbe un anno meraviglioso, fatto di foto e filtri magici, pieno di sorrisi e bei momenti. Ma questa è la realtà dei social, non la vita vera. Ma che davvero avete creduto che il collage delle 9 foto funzionasse? La vita vera, se potesse mostrarci i "best moment 2018" ci sputerebbe in faccia tutti i momenti di agonia e malessere che abbiamo vissuto. Ricordandoci sì che grazie al cielo un altro anno se ne va, ma che ne sai di cosa ti aspetta nel 2019? Puoi dire grazie che chiudi anche questo cerchio, ma bada bene nell'essere così euforico per il nuovo anno che poi, alla fine, ma che ne sai?

Il 2018 è stato un anno particolare e dire particolare significa dire tutto e dire niente. A Gennaio la mia depressione era al suo apice direi ed i sintomi di insoddisfazione erano alle stelle, così, dopo non esser riuscita nel 2017 a vedere la mia mamma nemmeno una volta, finalmente a Febbraio scendo in Italia per il mio compleanno; mi rigenero. Mi ricordo chi sono, mi guardo allo specchio e vedo la guerriera che vive in me e che si ricorda che stare lì a piangersi addosso, a dire che tutto fa schifo e che stavo meglio in Inghilterra non aiuta se prima non lotto con tutta me stessa per cambiare la situazione di stallo in cui ero. Sei stanca della Scozia dopo solo pochi mesi? Edinburgh è fantastica ma stai troppo male? Ok, bene che lo hai capito, ma cosa stai facendo per migliorare questa situazione? Chiami tua mamma in lacrime e ti lamenti ogni giorno con le persone che senti più vicine - Piera grazie che ci sei sempre stata, amica mia, sei stata una vera ancora. Ancora ci penso! - ma poi che fai? Alzati, muovi il mondo - e anche il culo che stai ingrassando a dismisura e non ti stai più amando come un tempo ben facevi - e lotta per cambiare le cose e solo dopo averci provato, se va male, ti puoi lamentare! E così è stato.
Sono rientrata ed ho cambiato casa, ho avuto altre esperienze negativissime - raga quando la sfiga attacca, nun te molla facilmente, avoja a dì -, ma io ero positiva e sono arrivata fino a Giugno ,quando, scesa di nuovo in Italia, mi sono chiesta se non fosse arrivato il momento di cambiare ancora.
E ancora una volta la mia Foggia, la mia famiglia, la mia Ida e la mia Piera , ma anche le amiche di sempre, mi hanno sostenuto e aiutato a capire che cavolo se una cosa la vuoi ma vai e prenditela!
Così rientro in Scozia dalle ferie e mi licenzio, basta. Luglio è stato il mese della rivolta.
Fanculo la carriera, ma anche ciao ai soldi, io voglio essere più libera, voglio un lavoro magari dove viaggio di meno, ho meno responsabiltà, faccio anche la fame con uno stipendio medio, ma ho più tempo per me stessa, esploro un campo diverso, nuovo, mi metto alla prova, faccio esperienza. Lavoro 40h la settimana per soli 4 giorni. Sono libera ogni sera dalle 6 e non lavoro mai nei weekends. Andata, ci metto la firma! Così ad Agosto inizio questa nuova avventura e a Settembre cambio di nuovo casa e ad Ottobre cambio sede e poi a Novembre ancora cambio casa. E il vortice ricomincia. La casa abitata - o infestata? - da gente negativa, da persone che sono tossiche, dove non c'è igiene, dove per due mesi manca l'acqua calda, dove la muffa ci sta mangiando vivi e dove ho rischiato di nuovo di ricadere in depressione. E allora no, allora scendo a casa per Natale, visto che il mio ultimo natale a casa risale al 2013 e mi ricarico. Mi circondo degli affetti più rari, mi rendo conto che anche le persone che più credevo mi amassero hanno delle vite loro e se ne fregano - non tutte, ma a modo loro molte sì - di chi sei, cosa stai passando e di cosa hai bisogno, perchè anche loro combattono con i loro demoni e se prima si parlava e si combatteva insime ora sono così prese dai cazzi loro che non hanno idea di quanto tu hai bisogno anche solo di un "hey, io ci sono". Come ben dice la mia dolce stella Oriana, tutto ha una fine. E me ne capacito. Realizzo che è così e decido di mettere fine alla vecchia me che vuole sempre cercare l'aspetto positivo in tutto e tutti. Non voglio diventare la nuova Leopardi, ma anche no, voglio solo capire che alle volte bisogna davvero che certe persone, circostanze e situazioni prendano il loro corso e il segreto per stare meglio è lasciarle andare. Le persone. Le circostanze. Le situazioni. 

E così, l'ultimo giorno dell'anno, se guardo indietro ogni singolo mese passato, mi rendo conto che cazzo, ma che cosa mi è successo? Ma come ho fatto ad uscirne viva? Ma che forza ho? Ma allora è vero che chimicamente siamo fatti della stessa sostanza delle stelle! Ma allora anche io ho brillato. E brillo ancora! Ma allora come se una stella morta la vedi ancora lucente dalla terra, allora anche io che mi sono sentita così morta dentro ancora brillavo? E allora, signori miei, io voglio essere ancora più lucente, voglio prendere in mano la mia vita, fare tesoro delle brutte esperienze del 2018 e farne il mio punto di forza per questo nuovo anno. Ed anche se non so come sarà, io lo aspetto. E lotterò con tutta me stessa affinchè sia l'anno migliore. Affinchè io sia forte e brilli. Farò di questo 2019 la mia rivincita. 

Alle volte, credere nei propri sogni e progetti è tutto ciò che serve. Non importa quante volte devi cadere, farti male, rialzarti, sentirti solo, subire le negatività degli altri, fallire, ... Sarai sempre lì a crederci e quando poi vedrai che luce emetti, sarai ripagato di tutto.
Ho deciso di sposare la teoreia per cui non esistono fallimenti, ma solo lezioni. E allora, sono pronta per una nuova lezione; sono qui per imparare ed imparerò a risplendere come solo una grande star sa fare. 


Buon anno a tutti e sappiate che non siamo soli. Mai. 

sabato 1 settembre 2018

Massimo


Well, non so nemmeno da dove cominciare. Potrei iniziare dicendo che sto bene anche se non sto per niente bene, dal fatto che mi sembra sia una Domenica ma è solo un Sabato, dal fatto che è appena iniziato in nuovo mese e che qui sembra che piova da sempre e per sempre. Potrei dire anche che tutto ciò che scrivo si autoevidenzia come errore perchè scrivo in Italiano con una tastiera impostata in Inglese e con il correttore in Inglese, appunto, e sembra che stia facendo una miriade di errori. Errori. Quanti errori si possono fare nella vita? Cioè esiste tipo un numero Massimo di errori che uno può fare? Tipo per la mia tastiera Massimo è uno, è un nome, ha diritto alla lettera maiuscola e non importa se io non stessi citando Massimo, il tizio, il presunto Massimo di turno, ma stessi usando la parola massimo inteso come gran numero, come quantità insomma; no, per la mia tastiera, per il mio correttore ortografico è un errore. Però non lo è.

Quindi tipo può essere che uno pensa di fare una cosa giusta e arriva il signor tizio che lo corregge e dice "Ehi bellezza questo è in errore!" E tu stai lì a dire "Ma no ma cosa dici? Ma io intend" "Ehi bellezza questo è un errore!" "Ma no ma guarda che io volev " "Ehi, è in errore! Guarda te lo correggo, si fa così." E tu accetti che sia così. Hai fatto un errore. Anche se non lo hai fatto. Però c'è il tizio correttore che ti giudica e ti sorveglia e ti dice “Ehi bellezza, hai fatto un errore, eccolo, te lo evidenzio. Anzi, io te lo correggo proprio così tu nemmeno lo puoi vedere come errore, hai sbagliato e via, io lo correggo.” E tu non puoi far capire che invece non era un errore ma intendevi un'altra cosa. Non puoi. Perchè non è lì sottolineato in rosso che tu pensi e dici “Wait, forse mi sa che c'è un errore.” No, tu non puoi vedere dove hai sbagliato, sei stato corretto e basta. End of story. 

Quante volte magari veniamo giudicati per un’idea, un pensiero, una scelta, un progetto, un sogno e veniamo persino corretti, gente che sta lì e mette bocca su cose che non riguardano loro e non solo ne parlano, stanno anche lì a commentare, a correggere quel tuo modo di vedere, di pensare, di reagire, di fare, .. E noi facciamo lo stesso. Non stiamo qui a leggere e dire “Ah si be’ ha proprio ragione lei, quella cessa del piano di sopra che mi ha fatto questo” “Quel barista quel giorno che si è permesso di dirmi” “Ma quell’arpia che pensavo fosse mia amica e poi invece visto che ha fatto?!” Nah! Noi siamo stati quella cessa, quell’arpia e quel barista almeno una volta, e sono stata brava a dire almeno una. Perchè è così. Perchè veniamo giudicati sempre e ci sentiamo in dovere di giudicare. Di dire sempre la nostra o per lo meno di pensarla. Perchè c’è sempre l’errore dell’altro da correggere, mai da evidenziare. Perchè è cosi che lo intendo io e allora così dev’essere. E invece no. E invece tante volte, forse la maggior parte delle volte, noi, la cessa di sopra, l’arpia dell’amica, il barista, volevamo dire solo massimo, ma invece per il correttore di turno, è Massimo. E non si discute.

Poi però c’è chi se lo rilegge il testo che ha scrirro e magari nota quella M che doveva essere m e quindi si interroga. Ci ride anche su. Te le fai quelle due belle risate davanti a Massimo quando tu intendevi massimo. E sai che pensi? A me non importa se lui ha corretto in Massimo il mio massimo e tutti vedreanno Massimo invece di massimo, io, in cuor mio, nel mio piccolo, so che cosa intendevo e me ne importa poco se per la cessa, l’arpia ed il barista sarà sempre e solo Massimo, io so che intenedevo massimo, allora va bene così. Tanto, l’ho scritto io, lo so io cosa volevo dire. A loro lascio credere che stia sbagliando, che è meglio come la vedono loro, che vado corretta, però, poi, alla fine, io vado avanti per la mia strada e anche se agli occhi di tutti è un errore, per me, forse, non lo è stato.





















A chi sta sbagliando, a me, al barista, all’arpia e alla cessa as well, affinchè sia più importante prendere le proprie scelte in errore che fare quelle degli altri sbagliando. E anche a Massimo, affinchè sappia che non è il massimo.