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sabato 9 marzo 2019

Brain

Classica giornata Scozzese qui ad Edimburgo, il sole di carta che finge di disegnarsi in cielo, 4 gradi a far da atmosfera e la pioggia che sta lì pronta a lanciarsi su di noi, insieme all'immancabile vento, che quello, si sa, ad Edimburgo non manca mai. Quando ero a Birmingham mi lamentavo di quanto fosse ventosa la città, ma ringraziavo quel vento perchè riusciva a mantenere le nuvole lontane o solo di passaggio e non pioveva mai così tanto. Qui invece, mistero della fede, nonostante il vento sia sempre presente e possa muovere le case, non si sa come mai, piove sempre. Piove così tanto che potremmo far concorrenza alla Cina se solo piantassero riso anche qui. Ed invece no. Pensano agli haggis, al deep fried mars bar e all'Irn Bru. Ecco forse due di queste cose mi mancheranno quando lascerò la Scozia. Certo, non mi potranno mai mancare come mi mancano gli aperitivi made in Foggia o come mi manca la mia mamma o mi sono mancate le cime di rapa, ma, a modo loro, il vegan haggis e l'Irn Bru mi mancheranno. Ma sono certa che saprò andare avanti. Sono certa che troverò con cosa rimpiazzare questa mancanza.
Rimpiazzare una mancanza. Colmare un vuoto. Ne parlavo con una ragazza qualche tempo fa, su come sia più facile per gente come me, come lei, abituarsi ad una mancanza invece che cercare di colmare quel vuoto. Io, ad esempio, sono una di quelle persone che più che sentire la mancanza di qualcuno o qualcosa, si abitua a quell'assenza, senza problemi. Certo, inizialmente fa male, il colpo lo prendo anche io, ma poi attutisco quel dolore. Quella morsa allo stomaco diventa quasi piacevole, so che sta lì e piano piano, giorno dopo giorno, mi ci abituo. Io riesco ad abituarmi ad un'assenza. Ci sono riuscita molto bene in alcuni casi, in altri invece più che abituarmi a quell'assenza mi tormento con quel dolore. Mi abituo al dolore che un'assenza provoca. E alle volte mi sembra ridicolo, quasi assurdo, come possa essere possibile che se in alcuni casi riesca così tanto ad abituarmi a quel vuoto in altri necessiti di sentirne la presenza. Necessito di sentire quel vuoto per andare avanti. Quel dolore legato a quella mancanza diventa la presenza di cui ho bisogno. E so che non sono la sola. E non chiamiamolo masochismo o cose simili, perchè non stiamo parlando di questo. Stiamo parlando della magia del nostro cervello, di come decida di cosa fare a meno e cosa no, di come decida che tu dimentichi completamente delle cose, quelle magari che tanto hanno fatto male a te o ad altri, di come arbitrariamente decida di gestire il male fatto o ricevuto e della sua potenza e magia al contempo di far in modo che tu riesca ad abituarti ad un'assenza o a tormentarti con essa. Che magia. Che cosa meravigliosa. Vorrei fare degli esempi, per capirci meglio. Per esprimere meglio il concetto, direi.
Vivi la più bella storia d'amore, sei con la persona che credi sia quella giusta, siete lagati da quel patto d'amore che in cuor tuo sai sarà per sempre. Vi amate. Vi amate tanto. Fate progetti, vi fidate l'uno dell'altra, a modo tuo sai che quello è tutto l'amore di cui hai bisogno, sai che non finirà e sai che non potresti mai immaginarti senza quella persona. E poi succede. Succede, per motivi che solo lui sa, che tutto finisca. Che quella persona che tanto era amore per te, decida di lasciarti. E va via. E tutto finisce. E tu stai malissimo. Piangi, ti disperi, non ti capaciti di come possa essere possibile che quella persona che tanto ti faceva vivere come in un sogno, che tanto ti ha fatto credere nell'amore, che tanto ti ha regalato momenti unici, possa essere la stessa persona che ora prende e va via. Non riesci a capire come quel sogno possa ora essere diventato un incubo. E non smetti di credere nell'amore, perchè tu ami quella persona, ma non riesci neanche ad accettare che non sia anche per quella persona così. E allora ci provi ad andare avanti, cresci, incontri altri amori, ma quella mancanza sta sempre lì. Nelle notti più intense lui ritorna sempre. L'idea di quella persona che la tua mente ha costruito torna e ti tormenta. E anche quando vivi nuovi amori e sono intensi, tu hai sempre bisogno di sentire quel dolore legato alla mancanza di quell'amore che non esiste più. Che quella persona ha spezzato e che tu sei stata costretta ad accettare. E ora convivi con quell'assenza, ma non ti abitui. Ti abitui invece, e cerchi, il vuoto che ti ha lasciato quel grande, intenso, per te infinito amore. Ed anche quando vedi quella persona andare avanti, farsi una vita, farsi un nuovo amore - anche farsi mezza Italia ma non più te! - anche quando vedi che quella persona di te ha saputo farne forse solo un ricordo, non riesci a fare lo stesso. Il ricordo, l'idea che hai tu costruito di quella persona, manca, fa ancora male e per quanto tu voglia mettere da parte questo dolore, in realtà ti sei così abituata a sentirlo forte e solenne che piuttosto che abituarti a quell'assenza, il tuo cervello decide che sia più giusto abituarsi al vuoto.
Però poi sei la stessa persona, esempio numero due, che per circostanze che non interessano al momento, si è abituata all'assenza di uno dei genitori. Che ne so, alla mamma che non c'è più o al papà che ha preso ed è andato via, una bella domenica di non so quale mese di qualche anno fa. Ecco vedi che magia risiede in quel dannato cervello? Lui, il signor cervello, ha deciso che un amore giovane che per quanto intenso possa essere resta un amore giovane, faccia più male e tormenti di più dell'assenza di una delle due persone che ti ha messo al mondo in questa vita e che non si sa per quale assurda legge debba invece necessariamente essere presente nella tua vita. Giovane o no che tu sia ha più senso che la figura della mamma o del papà di turno che non ci sono più faccia più male di quel fidanzato o fidanzata o moglie e marito di turno. Secondo le leggi di non si sa chi. Però il tuo cervello se ne frega. E dice a te che quell'amore vano debba farti soffrire anche a distanza di anni e tormentarti e che invece tu possa serenamente abituarti alla famiglia monoparentale ed annullare per sempre persino i ricordi legati a chi ti ha messo al mondo. 
Ora ditemi voi se questa non è pura magia. Ditemi voi se non sia l'organo più interessante del nostro corpo! Ditemi voi se tutto questo non mandi in confusione?
L'esempio più grande che possa fare è quello di Cogne. La storia del delitto la sapete tutti e la ricordate tutti, la ricordo anche io che sono andata via dall'Italia nel 2014, quindi non vedo perchè non la ricordiate anche voi. La ricordi, vero? Bene, allora andiamo avanti.
Se pensiamo a tutte le cose che i vari tg hanno detto, era - sempre secondo quello che la signora cattiva maestra televisione ha detto ai tempi - praticamente impossibile che un estraneo entrasse in casa e uccidesse il piccolo in così poco tempo senza lasciare tracce e senza apparentemente un movente. Non stiamo qui a riaprire il caso o a dire la nostra, io personalmente non ne ho le competenze tecniche e nemmeno conosco bene il caso, ma mi concentro e chiedo a te, a voi, di fare lo stesso, sul fattore cervello. Se quella donna quella mattina avesse fatto ciò di cui è accusata, ma chi ci può garantire che non sia onesta quando dice che non è stata lei perchè non ne ha memoria? Se il mio cervello può cancellare il ricordo e il dolore del genitore che manca e colmare la sua assenza senza problema alcuno, perchè il suo cervello non può esser stato libero di fare lo stesso? Perchè non possiamo credere che il signor cervello abbia preso e rimosso quel dolore per protezione?
Ripeto, non siamo qui ad accusare o scagionare nessuno, chi mi legge sa bene che io parlo di cose e ci sono messaggi che non arrivano - well, non a tutti e meno male! - siamo qui a riflettere sull'assenza. Sul come sia facile abituarsi ad un'assenza e come sia anche possibile abituarsi al dolore che l'assenza stessa crea.

Potrei scirvere per ore dell'argomento senza arrivare a conclusione alcuna, perchè non è mia intenzione arrivare ad una conclusione. La mia idea era quella di parlare dell'assenza e di come io possa essere, come te ed altri, capace di abituarmi ad un'assenza e vivere benissmo senza questa cosa o quella persona, ma come io sia anche la stessa persona che non può invece rendere un'assenza nulla ma che necessita del dolore di quel vuoto. 

Che magia, signor cervello. 

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